Pignoramento conto corrente: cos’è e come funziona
Il pignoramento del conto corrente rappresenta un grave rischio per chi si trova in una situazione di insolvenza. Questa procedura di espropriazione forzata può causare significativi disagi economici, bloccando l’accesso ai fondi depositati in banca e compromettendo la gestione finanziaria quotidiana. Capire come funziona il pignoramento del conto corrente, i limiti applicabili e le possibili azioni da intraprendere può aiutare a gestire meglio questa situazione difficile.
Pignoramento conto corrente: cos'è e quando avviene
Il pignoramento del conto corrente è una misura legale di espropriazione forzata utilizzata per recuperare crediti non pagati. La normativa in materia di pignoramento è contenuta nell’articolo 491 del Codice di Procedura Civile. Quando un soggetto non riesce a saldare un debito, per le ragioni più svariate, il creditore può rivolgersi a un tribunale per ottenere un decreto ingiuntivo che autorizzi il pignoramento del conto corrente del debitore. Il creditore può essere una banca, una finanziaria, un privato o l’Agenzia delle Entrate – Riscossione. La procedura viene avviata solo dopo che il creditore ha dimostrato l’esistenza del debito non pagato.
Come funziona il pignoramento del conto corrente
Entriamo più nel dettaglio: il processo di pignoramento del conto corrente inizia su iniziativa del creditore, che si rivolge ad un Tribunale poiché vanta un credito non ancora saldato. Il Tribunale, una volta verificata l’esistenza del debito, procede con l’invio di un decreto ingiuntivo: esso impone al debitore di saldare l’importo dovuto entro una certa scadenza. Se il debitore non paga entro il termine stabilito, il creditore può procedere attraverso un legale con la notifica dell’atto di precetto, l’ultima possibilità per il debitore di saldare il debito. Se ciò non avviene ancora entro 10 giorni, il giudice autorizza il pignoramento del conto corrente, bloccando i fondi per coprire il debito. In questi casi si parla di pignoramento presso terzi del conto corrente, poiché oltre a creditore e debitore vi è una terza parte in causa, che è l’istituto presso il quale il debitore detiene un conto: per esempio, un istituto bancario o le Poste Italiane.
Limiti di pignorabilità
La legge italiana prevede che non tutto il saldo del conto corrente possa essere pignorato. Il pignoramento del conto corrente prevede limiti specifici e il primo criterio che la legge salvaguarda è che a chiunque deve essere garantito il minimo vitale per condurre una vita dignitosa. Il minimo vitale, la somma non pignorabile all’interno di un conto corrente, è pari al triplo dell’assegno sociale, il cui importo varia di anno in anno poiché è soggetto a rivalutazione in base all’inflazione accertata dall’Inps. Per il 2024, per esempio, l’assegno sociale è pari a 534,41 euro e di conseguenza il minimo vitale è di 1.603,23 euro. L’ammontare corrispondente al minimo vitale è impignorabile, mentre la parte rimanente potrà essere espropriata. Ci sono poi limiti più specifici nel caso in cui sul conto corrente venga addebitato lo stipendio o la pensione o che si tratti di un conto cointestato:
- Stipendio: in questo caso il minimo vitale è pari al doppio dell’assegno sociale; quindi, per il 2024 è di 1068,82 euro. Lo stipendio accreditato può essere pignorato solo nella misura di un quinto (quando la pendenza riguarda debiti di lavoro o di tributi provinciali e comunali omessi) o di un terzo (se si tratta di alimenti dovuti per legge).
- Pensione: la pensione non può essere pignorata oltre un quinto del netto eccedente il minimo vitale, che è pari al doppio dell’assegno sociale (1068,82 euro nel 2024).
- Conti cointestati: il pignoramento di un conto corrente cointestato può avvenire solo per la quota del debitore coinvolto (che si presume uguale a quella degli altri cointestatari).
Un conto corrente, inoltre, non è mai pignorabile se vi vengono accreditati pensioni di invalidità, assegni di accompagnamento per disabili o rendite di assicurazioni sulla vita.
Conto corrente pignorato: cosa fare e tempi di sblocco
Cosa succede dopo il pignoramento di un conto corrente? Se il conto corrente viene pignorato, il primo passo è consultare un avvocato specializzato per esplorare le opzioni legali. È possibile contestare il pignoramento se vi sono irregolarità procedurali.
Se invece il provvedimento è legittimo, quanto dura il pignoramento del conto corrente? Il conto viene sbloccato una volta che il debito è stato saldato. Pagare il proprio debito è la scelta che permette di riottenere la disponibilità del proprio conto corrente. Ma lo sblocco non è immediato: perché la banca non sblocca il conto corrente pignorato subito dopo il saldo del debito? Ci sono dei tempi tecnici da rispettare. Infatti, quando l’avvocato del creditore ritira l’atto di pignoramento notificato dall’ufficiale giudiziario, ha 30 giorni di tempo per iscriverlo a ruolo. Se non lo fa entro questo termine, il pignoramento diventa inefficace secondo quanto stabilito dal Codice di procedura civile. Se il debitore riceve la notifica del pignoramento e paga il debito, il creditore non iscriverà l’atto a ruolo. Tuttavia, anche in questo caso, bisogna comunque aspettare che trascorrano i 30 giorni: solo dopo questo periodo, il creditore può comunicare l’inefficacia del pignoramento alla banca, che procederà allo sblocco del conto.
Pignoramento del conto corrente da parte del Fisco: come funziona
Il pignoramento del conto corrente da parte del Fisco, gestito dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione, segue una procedura simile a quella descritta sopra, ma con alcune differenze che rendono il processo più diretto e rapido. L’Agenzia delle Entrate, infatti, può avviare il pignoramento senza bisogno di un decreto ingiuntivo, quindi senza l’intervento dell’autorità giudiziaria, basandosi solo su cartelle esattoriali non pagate. Una volta notificato l’atto di pignoramento al debitore, i fondi vengono bloccati e utilizzati per saldare il debito fiscale.
Domande frequenti sul pignoramento del conto corrente
Affrontiamo infine alcune delle domande più frequenti in merito al pignoramento del conto corrente.
Posso prelevare dal conto corrente pignorato?
Sì, è possibile. Il pignoramento, infatti, non riguarda tutte le somme depositate sul conto corrente. Quando la banca riceve l’atto di pignoramento, è obbligata a trattenere le somme dovute al cliente fino al limite indicato nell’atto stesso. Questo importo include la somma iniziale dovuta al creditore, aumentata del 50% per coprire le spese della procedura. Se sul conto corrente ci sono fondi superiori a questo limite, il correntista può continuare a utilizzarli liberamente.
Quanto dura un pignoramento del conto corrente?
Il pignoramento dura fino a quando il debito non viene saldato. Tuttavia, come abbiamo visto, occorre poi attendere i tempi tecnici di sblocco che sono pari a 30 giorni.
Pignoramento conto corrente cointestato: come funziona?
In caso di conto cointestato, come abbiamo già detto, il creditore può pignorare solo la quota del debitore coinvolto. Questa quota si presume uguale a quella degli altri cointestatari: quindi, se per esempio il conto è intestato a due persone, esso può essere pignorato solo per il 50%.
È possibile azzerare il saldo del conto prima del pignoramento?
Diversi debitori adottano strategie per azzerare il saldo del conto prima del pignoramento. Occorre però ricordare che la legge è volta a tutelare il creditore e a fare in modo che quest’ultimo ottenga quanto gli è dovuto, e che gli stratagemmi adottati hanno limiti e rischi legali significativi. C’è chi sceglie di trasferire il proprio denaro in una cassetta di sicurezza (che però è anch’essa pignorabile) o su un altro conto corrente, proprio o di terzi (in questo caso però si tratta sempre di conti presenti nell’anagrafe dei conti correnti). Esiste anche chi sposta i propri risparmi richiedendo un assegno circolare, che non può essere pignorato, ma deve essere riscosso entro tre anni, o chi investe in una polizza vita.
Quando la banca non sblocca il conto pignorato?
La banca non sblocca il conto pignorato finché il debito non viene saldato. Se la banca non sblocca il conto pignorato come previsto, è possibile intraprendere azioni legali per far valere i propri diritti, rivolgendosi a un avvocato esperto in diritto bancario.
Posso fare un bonifico su un conto pignorato?
Sì, è possibile fare un bonifico verso un conto pignorato. In questo caso, il bonifico in entrata sarà trattenuto dall’istituto di credito e versato al creditore oppure, se il conto contiene un importo superiore al debito, potrà essere utilizzato regolarmente dall’intestatario.
Il pignoramento può avvenire anche se il saldo è negativo?
Sì, è possibile. Anche se il conto corrente è in rosso, qualsiasi accredito ricevuto (ad esempio, il pagamento di una fattura, uno stipendio o un canone di locazione) verrà trattenuto dalla banca fino all’eventuale assegnazione al creditore decisa dal giudice. Questo significa che è possibile pignorare un conto corrente in rosso o vuoto, poiché potrebbero arrivare fondi tra la data del pignoramento e quella dell’udienza di assegnazione.
Chi può pignorare il conto corrente oltre al Fisco?
Qualunque soggetto può eseguire un pignoramento su un conto corrente purché dimostri di vantare un credito nei confronti di qualcuno.
L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.
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