Uno sguardo al prossimo futuro. OUTLOOK 2023: i temi principali (prima parte)
L’outlook per il 2023 è dominato dall’ulteriore sviluppo dei temi centrali che si sono imposti, con vigore, nel 2022: inflazione elevata e diffusa, potenziale recessione economica globale, dislocazione dei prezzi delle attività finanziarie e delle materie prime, tensioni geopolitiche. L’impatto di tali fattori si manifesterà, caratterizzando il 2023, in modo diverso rispetto all’anno precedente: i loro effetti si combinano infatti con le reazioni degli operatori economici e con le misure di politica economica, attuali e future.
Il rapido inasprimento delle condizioni monetarie, sia da parte della FED sia – a seguire – della BCE, ha già iniziato ad impattare sul quadro macroeconomico: dall’inflazione, in calo, alla spesa di famiglie ed imprese, in flessione, alle assunzioni di personale, ancora difficili, e sulle spese in conto capitale, meno vivaci, così come sui mercati dei capitali, in recente ripiegamento.
Crescita economica, inflazione e commercio internazionale.
In sintesi, le stime più aggiornate[1] per il 2023 sono di un rallentamento della crescita globale dal 3,0% del 2022 al 2,3%. La crescita del PIL nel 2023 per gli USA, l’Eurozona e la Cina è stimata, rispettivamente, al +1,1% (contro il +2,1% del 2022), +0,7% (+3,5%) e +5,1% (+3,0%). Contemporaneamente l’inflazione è stimata in calo, +3,7% negli USA (+8,0% nel 2022) e +5,0% in Eurozona (+8,4%), o stabile come in Cina: +2,0% (invariata).
Il calo dell’inflazione, guidato – grazie al ridimensionamento dei corsi delle principali materie prime ed alla normalizzazione delle catene di fornitura globali – dai prodotti manifatturieri, senza brusco aumento del tasso di disoccupazione negli USA, rende in teoria più probabile un “atterraggio morbido”. La FED riuscirà a realizzarlo? Appare improbabile: i prezzi dei servizi si ancora assai “viscosi” e le aspettative di inflazione rimangono alte – non si ritornerà all’obiettivo del 2% prima di due/tre anni – e le attese di crescita del PIL calate sensibilmente.
In Europa, dopo una chiusura del 2022 migliore delle attese, le prospettive nel 2023 sono peggiorate: le condizioni sfavorevoli per l’attività d’impresa, confermate dal forte aumento negli ultimi mesi del numero di imprese fallite, e l’accresciuta incertezza prospettica ritardano gli investimenti. Le condizioni meno brillanti sul mercato del lavoro derivanti e l’erosione del reddito disponibile, già assottigliati dal drenaggio – solo parzialmente attenuato dalle misure di sostegno pubblico – provocato dalle bollette energetiche, depongono per una recessione da consumi mentre rimane ancora forte la componente “core” dell’inflazione.
Il risultato dell’azione monetaria restrittiva (Fed e BCE), sulla crescita economica statunitense ed europea (nonché globale), e la sua intensità sarà determinante per la componente congiunturale della domanda di materie prime e l’evoluzione del commercio internazionale sull’orizzonte temporale di breve termine. Il rallentamento congiunturale – crescita ed inflazione – inciderà, influenzato dal maggiore peso della geopolitica e delle condizioni delle catene di fornitura globali, sull’evoluzione degli altri principali temi d’attualità: crisi energetica e transizione verso un’economia “carbon-free”.
Il commercio internazionale perderà comunque slancio nel corso del 2023: a causa dei molteplici shock con impatto sull’economia globale, gli economisti dell’OMC prevedono una crescita in volume dell’1,0%, in netto calo rispetto alla stima precedente del 3,4%. La debole domanda estera inciderà significativamente sul commercio estero dell’Eurozona: sia le importazioni che le esportazioni continueranno a diminuire fino al secondo trimestre del 2024.
Nonostante tutto, la gamma di risultati di crescita per il 2023 rimane ampia: con chiari rischi al ribasso ma anche potenziali sorprese al rialzo. Per l’Eurozona, dopo lo shock del 2022, nel 2023 la velocità di diffusione delle spinte inflattive generate dall’impulso dei prezzi energy, attualmente ancora in calo, risulterà la variabile determinante: un elemento da monitorare nel corso dell’anno.
Ruolo cruciale dei fattori geopolitici e frammentazione delle catene di fornitura globali.
Un fattore cruciale in grado di condizionare i risultati – crescita ed inflazione – nel 2023 è quello geopolitico. La riconfigurazione geopolitica su larga scala vede il sud del mondo guadagnare più influenza mentre le nazioni dell’emisfero nord tendono invece a restringere ulteriormente le loro opzioni commerciali: leader occidentali come il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen chiedono apertamente di allontanarsi dal commercio di libero mercato e dirigersi verso il “friend-shoring“: in cui i paesi spostano le catene di approvvigionamento in “paesi fidati” con valori simili e alleanze politiche. La relazione di previsione strategica 2022 della Commissione Europea ha chiesto un cambiamento simile.
Le restrizioni commerciali sono una risposta allettante alle vulnerabilità dell’offerta, foriere degli shock degli ultimi due anni, ma implicano un ridimensionamento delle catene di approvvigionamento globali (link a: https://www.bancobpm.it/corporate-investment-banking/business-solutions/financing/financial-supply-chain/) che accentuerebbe le pressioni inflattive, nel tempo portando – ceteris paribus – a una crescita economica più lenta e a un tenore di vita ridotto.
Prime verifiche delle conseguenze di simili scelte verranno già nell’anno in corso. In primis sul fronte dell’energia[2]: sebbene il rischio di razionamento del gas si sia annullato, grazie alla forte risposta della domanda ai prezzi più elevati ed all’inverno mite, il rifornimento delle scorte di gas per l’inverno 2023/2024 appare impegnativo, specie dopo la riapertura della Cina. Si sono già manifestati deboli segnali dell’inizio di una competizione per accaparrarsi maggiori quantitativi di gas naturale liquido (GNL). L’efficace diversificazione dei paesi fornitori, che travalichi il “friend-shoring”, sarà il primo banco di prova per la tenuta della crescita e del commercio internazionale.
I prezzi del petrolio sono scesi rispetto ai picchi recenti, riflettendo una domanda globale più debole piuttosto che una migliore situazione dell’offerta, e l’energia rimarrà un driver significativo di rischio nel 2023 per l’Eurozona[3]. L’inflazione energetica rimarrà più alta che nel resto del mondo nei prossimi anni, data la probabilità di una continua tensione nel mercato del GNL. In particolare, l’inflazione europea rimarrà molto più elevata della media negli ultimi 10-15 anni e potenzialmente superiore alla media dei mercati sviluppati.
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Contributo a cura di Studi e Ricerche, Banco BPM
[1] Fonte: Prometeia Brief, febbraio 2023, n.ro 2023/02
[2] Economist Intelligence Unit. (2023), Energy outlook 2023: Surviving the Crisis, January 2023, https://www.eiu.com/n/campaigns/energy-in-2023/
[3] Oil Market Report – November 2022, January 2023, https://www.iea.org/reports/oil-market-report-november-2022
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