Pandemia e lavoro: gli effetti sul divario di genere e il sostegno all’imprenditoria femminile
Fra i numerosi cambiamenti portati dalla pandemia, quello del mercato del lavoro è uno dei più significativi. Le misure di contenimento del virus, le rivedute prospettive delle imprese e l’evoluzione dei modelli produttivi hanno avuto un impatto sull’occupazione. In Italia, in particolare, a subire le conseguenze peggiori sono state donne e giovani, a causa di un aumento delle responsabilità domestiche e una cresciuta precarietà dei contratti di lavoro.
Dal paziente zero ad oggi: com’è cambiato il mercato del lavoro
Gli anglosassoni la chiamano “she-cession”, la recessione delle donne: sono loro che, in due anni di pandemia, hanno dovuto raddoppiare gli sforzi e scegliere fra lavoro e famiglia. Il termine non indica solo la scelta di lasciare il proprio impiego ma anche rinunciare a un avanzamento di carriera o a un progetto imprenditoriale personale. A gennaio 2021, l’Istat segnalava 440mila posti di lavoro persi rispetto a un anno prima, dei quali 312mila occupati da donne. Inoltre, la paura dei contagi ha indebolito, se non cancellato, il “welfare dei nonni”, costringendo le donne a occuparsi da sole per lungo tempo dei figli e della casa.
Sul fronte giovanile, i numeri non migliorano: nel 2020 in Italia, i Neet – Not in Education, Employment or Training- nella fascia 15-34 anni erano più di 3 milioni (con una maggioranza femminile di 1,7 milioni), pari al 25% del totale. Il tasso più elevato fra le maggiori economie e il maggiore in Europa dopo Turchia, Montenegro e Macedonia. *
Uno squilibrio causato sì dalla pandemia ma anche da un gap fra domanda e offerta, una discrepanza fra figure professionali ricercate dalle imprese e qualifiche fornite da scuola e università, che il PNRR intende colmare, a partire dal potenziamento dei Centri per l’Impiego.
Inclusione e coesione fra occupazione giovanile e SPI
Il PNRR prevede un investimento di 600 mln € per rafforzare i Centri per l’Impiego, la cui efficienza è stata messa in dubbio ben prima della pandemia. La misura includerà investimenti infrastrutturali, lo sviluppo di Osservatori regionali del mercato del lavoro e il potenziamento dell’interoperabilità trai i sistemi informativi locali e nazionali, assieme alla formazione per gli operatori che aiuteranno attivamente chi cerca un impiego.
I Centri per l’Impiego coinvolti saranno 500 e distribuiti su tutto il territorio nazionale, con focus sulla ristrutturazione dei locali e sull’upgrade dei sistemi IT. L’obiettivo dell’esecutivo è aumentare le competenze dei lavoratori, ridurre la spesa in welfare e sussidi, migliorare la produttività del Paese e, naturalmente, ridurre la disoccupazione.
Il PNRR prevede che 250 Servizi Pubblici per l’Impiego (SPI) raggiungano almeno il 50% delle attività previste dal Piano di rafforzamento entro dicembre 2022. La totalità delle attività, ossia il 100% degli obiettivi raggiunti da tutti i 500 SPI coinvolti, dovrà essere completata entro dicembre 2025.
La mano tesa dall’Europa
A settembre 2021, l’Italia ha ricevuto dalla Commissione Europea circa 4,7 mld € relativi al programma React-EU, ossia il piano comunitario di potenziamento delle politiche di coesione e inclusione degli Stati membri. Un finanziamento a sostegno dei progetti per l’occupazione, una delle voci più consistenti delle misure presentate da Roma.
Fra le iniziative, la decontribuzione al 30% per le aziende del Sud e il cosiddetto “bonus assunzioni”: 237,5 mln € per ridurre i contributi previdenziali versati dalle imprese per le assunzioni a tempo indeterminato di lavoratrici e under 36.
Favorire l’accesso al mercato del lavoro delle giovani donne, dunque, è uno degli obiettivi principali delle politiche di inclusione italiane ed europee.
Imprenditoria femminile: una via per diminuire il divario di genere
Per aumentare la partecipazione delle donne al mondo del lavoro e combattere le storture occupazionali causate dalla pandemia, il PNRR prevede, nella missione 5, un investimento di 400 mln € per sostenere l’attività imprenditoriale femminile. La misura vuole rimodulare gli attuali sistemi di assistenza, aumentandone l’efficacia e agevolare la realizzazione di progetti imprenditoriali già operanti. L’investimento mira, inoltre, a supportare le startup fondate e gestite da donne tramite mentoring e assistenza tecnico-manageriale, oltre a creare un clima favorevole all’imprenditorialità femminile tramite una mirata comunicazione istituzionale.
Prevista anche la nascita di un “Fondo Impresa Donna ” che garantirà il finanziamento di iniziative imprenditoriali tramite strumenti già esistenti, come ad esempio NITO (Nuove Imprese a Tasso Zero), rivolto alle giovani donne che vogliono fare impresa, e “Smart&Smart”, dedicato alle startup innovative. Un supporto finanziario diversificato che riguarderà 2.400 imprese e che dovrà essere completato entro giugno 2026.
“Contenuti editoriali a cura di ClassCnbc”
*Dati ricerca Neet Working – Ministero delle Politiche Giovanili
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