Rigenerazione urbana: una nuova vita per le periferie
Sebbene coniato 60 anni fa dal mondo anglosassone, il termine “gentrificazione” è ormai utilizzato anche in Italia, in virtù dei fenomeni sociali ed economici portati dalla commistione fra crisi globali e ampliamento delle periferie urbane. Secondo la Treccani, il termine indica quel “processo afferente la sociologia urbana, che può comprendere la riqualificazione e il mutamento fisico e della composizione sociale di aree urbane marginali, con conseguenze spesso non egualitarie sul piano socio-economico”. La gentrificazione, tuttavia, è solo una delle conseguenze della divisione fra centro e provincia, particolarmente evidente nelle città metropolitane. Un dualismo antico, sorto con la seconda Rivoluzione industriale, che oggi comporta cambiamenti profondi, nel breve e medio termine, non sempre positivi. La differenza di reddito pro capite, infatti, può rispecchiarsi nella qualità dei servizi pubblici, sebbene questi dovrebbero essere garantiti allo stesso modo a tutti i cittadini. Per questo motivo, sono sempre più numerosi i progetti di rigenerazione urbana, con l’obiettivo di aumentare la vivibilità delle aree considerate “più rischiose”. Ma cosa si intende per “rigenerazione”?
Rigenerare le città
La rigenerazione urbana comprende tutte le iniziative politiche ed economiche volte a promuovere l’inclusione sociale, l’aumento della qualità della vita e l’efficienza energetica di una città, con progetti e investimenti volti a recuperare beni sottoutilizzati, allariqualifi cazione fisica di edifici – pubblici e residenziali – e alla tutela del patrimonio artistico e architettonico. Trasporto pubblico, parchi, incentivi alle piccole imprese, istruzione e, in generale, tutto ciò che può trasformare un quartiere degradato in un’area inserita nel contesto produttivo di una comunità.
Esistono diversi approcci alla rigenerazione urbana che si differenziano per attori, tipologie di investimenti e prospettive temporali. Ad esempio, i progetti di rigenerazione ambientale si focalizzano sul recupero di aree abbandonate e sul miglioramento della geografia urbana. L’approccio più diffuso è la creazione di parchi pubblici, la riqualifi cazione di aree dismesse e il sostegno alla mobilità alternativa, sia essa legata alla pubblica amministrazione (trasporti pubblici meno inquinanti e corse più frequenti), che alla sfera privata, con campagne di sensibilizzazione per il riciclo, l’uso della bicicletta o il car sharing.
La rigenerazione economica, invece, si concentra sulla crescita delle imprese, con iniziative a sostegno dell’occupazione, dello sviluppo delle competenze e della nascita di nuove aziende. Una strategia votata in questa direzione contribuisce all’attrazione di investimenti privati e allo sviluppo residenziale. Ancora, la rigenerazione urbana può puntare sull’aspetto sociale e culturale, promuovendo arte, salute, benessere e istruzione, con l’obiettivo di coinvolgere nella vita comunitaria le famiglie a margine della società, diminuendo al contempo la dispersione scolastica. Un esempio: l’apertura di un centro culturale o ricreativo in una zona svantaggiata.
Gli approcci non sono esclusivi e possono essere adottati contemporaneamente. Com’è facile immaginare, la rigenerazione urbana è argomento di dibattito politico trasversale, spesso accompagnato da una richiesta di maggiore o migliore distribuzione dei fondi a essa dedicati che, in un Paese ad alto debito pubblico come l’Italia, sono spesso limitati. Tuttavia, ancora una volta, il PNRR offre un’occasione unica per investire nella rigenerazione urbana, assieme ad altre risorse complementari.
PNRR ed equilibrio sociale: la via per migliorare le periferie
Il PNRR stanzia 3,3 mld € per la ristrutturazione degli edifi ci pubblici e la riqualificazione delle aree degradate, con l’obiettivo di fornire ai Comuni con più di 15.000 abitanti i contributi necessari per investire nella rigenerazione urbana e ridurre emarginazione e degrado sociale. L’edilizia gioca un ruolo centrale: è prevista la manutenzione per il riutilizzo di aree pubbliche e strutture di pubblico interesse, assieme alla demolizione di opere abusive eseguite da privati in assenza o totale difformità dal permesso di costruzione. Il focus, inoltre, è sugli edifi ci dedicati ad attività sociali, culturali, educative, didattiche e sportive.
Per i cosiddetti “Piani Urbani Integrati”, il PNRR stanzua 2,49 mld €, a cui saranno aggiunti 210 mln € del Piano Complementare dedicati al miglioramento della qualità della vita nelle periferie delle Città Metropolitane, riqualificando le infrastrutture logistiche e ponendo le basi tecniche per la creazione di smart cities ed edilizia sostenibile. Ancora una volta, il focus è il miglioramento del decoro urbano, del tessuto sociale e ambientale. A questi fondi vanno aggiunti 272 mln € dal fondo tematico dedicato alla rigenerazione urbana, in collaborazione con la Banca Europea
per gli Investimenti (BEI), per combattere le vulnerabilità sociali aggravate dalla pandemia, e 200 mln € dedicati alla costruzione di alloggi per i lavoratori agricoli e l’eliminazione di infiltrazioni criminali nel settore, con l’obiettivo di combattere lo sfruttamento della manodopera più svantaggiata.
Il PNRR, inoltre, prevede investimenti per 2,8 mld € nel “Programma innovativo della qualità dell’abitare”, ossia un progetto dedicato alla riduzione delle difficoltà abitative che prevede la riqualificazione delle aree degradate, privilegiando i programmi di innovazione verde, e una rinnovata gestione dell’edilizia popolare, migliorandone la qualità e i criteri di assegnazione. Il Fondo nazionale complementare al PNRR dedica 2,5 mld € a progetti di rigenerazione urbana focalizzati sull’edilizia residenziale green e sugli interventi per il risanamento delle città. Per le città più popolose, inoltre, viene istituito un fondo da 665 mln € per il periodo 2023-2026, del quale circa il 60% sarà destinato alle aree più degradate di Roma e Milano.
Investimenti importanti, dunque, che rientrano nella Missione dedicata a Coesione
e Inclusione ma che comportano ricadute ben più trasversali: senza una efficiente rigenerazione urbana, i progetti di transizione energetica e digitalizzazione rischiano di essere meno efficaci del previsto.
Contenuti editoriali a cura di Class CNBC
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