Telemedicina e strutture territoriali: la digitalizzazione della sanità
La pandemia di Covid-19 ha colpito duramente l’Europa. Infezioni, ricoveri e decessi si sono susseguiti in tutto il continente, impattando sui sistemi sanitari nazionali che hanno dovuto gestire un’emergenza senza precedenti. Le dimensioni dell’impatto, tuttavia, sono state diverse a seconda del Paese. Mentre la scienza è alla ricerca di linee guida sull’eziologia del rapporto fra malati e decessi, l’emergenza coronavirus ha mostrato il vero volto del sistema sanitario italiano. Un risultato con molte luci e altrettante ombre, tanto da convincere il governo a fare degli investimenti nella Sanità una delle 6 principali missioni del PNRR.
Quando c’è la salute
Il PNRR stanzia 15,63 mld € (che salgono a 20 mld € considerando anche React EU e Fondo Complementare), più dell’8% del totale dei fondi, per investimenti volti a migliorare il SSN, rendere le strutture più moderne, digitali e inclusive, garantendo equità nell’accesso alle cure, rafforzando la prevenzione e i servizi sul territorio, promuovendo la ricerca scientifica. In particolare, il focus è sull’assistenza sanitaria di prossimità, a partire dalle categorie più fragili, che maggiormente hanno subito le conseguenze dell’infezione da coronavirus.
Il PNRR stanzia investimenti per 4 mld € per potenziare le reti di prossimità e favorire lo sviluppo della telemedicina, ossia l’assistenza domiciliare tramite strumenti digitali. Il Piano prevede l’aumento del numero di pazienti assistiti nelle proprie abitazioni (1,5 mln di persone entro il 2026); la creazione di Centrali operative territoriali per assicurare continuità e accessibilità delle cure; la promozione di progetti di telemedicina sviluppati dai sistemi sanitari regionali dedicati, in particolare, ai pazienti con malattie croniche.
Le visite a distanza e, in generale, l’interazione fra medico e paziente basata su canali digitali sono cresciute negli ultimi anni, spinte dalle misure di distanziamento sociale imposte per arginare la diffusione del Covid19. Durante la pandemia, l’uso di tali strumenti è salita dal 10% al 30%. Le televisite, ossia le visite mediche tramite videochiamata, vengono effettuate dal 23% degli specialisti e dal 43% dei medici di medicina generale. Eppure, si tratta di sistemi accolti con scarso entusiasmo da buona parte dei pazienti. Allo stesso modo, il Fascicolo Sanitario Elettronico, che consente di tracciare, consultare e condividere con i medici le informazioni sulla propria salute, non è diffuso a sufficienza.*
La lezione del Covid
Per garantire una migliore assistenza, il PNRR prevede un investimento di poco più di 4 mld € per ammodernare il parco tecnologico ospedaliero, potenziare la digitalizzazione di 280 strutture sanitarie sede di Dipartimenti di emergenza e accettazione di I e II livello e, in generale, rafforzare strutturalmente gli ospedali del SSN. Tre fronti diversi ma complementari che, nell’insieme, sono alla base della qualità delle cure per i cittadini. Grande attenzione posta, ad esempio, sull’aggiornamento delle apparecchiature per le visite specialistiche. È previsto l’acquisto di 3.100 nuovi macchinari ad alto contenuto tecnologico, fra cui 340 di tomografia computerizzata con 128 sezioni; 190 per la risonanza magnetica nucleare; 81 Acceleratori lineari; 937 Sistemi a raggi X fissi, 295 per la mammografia e 928 per gli ultrasuoni. Ogni ospedale digitalizzato disporrà di un DPC, ossia un centro di elaborazione dei dati, per informatizzare i processi gestionali e medicali della struttura.
Ancora, 1 mld € sarà investito nelle reti di prossimità per i malati con la creazione di 380 ospedali di comunità. Si tratta di strutture sanitarie dedicate agli interventi clinici a bassa intensità e di breve durata, così da evitare la concentrazione delle cure sugli ospedali più grandi e polifunzionali. La chiave di volta della riforma sta nella distribuzione geografica delle nuove strutture, diffuse su tutto il territorio nazionale, con focus sulle aree dove l’assistenza è più carente.
Nello stesso filone rientra l’investimento da 2 mld € nell’assistenza sanitaria di prossimità per gli anziani. Obiettivo: ridurre il numero di ospedalizzazioni non urgenti e coordinare le cure sanitarie sul territorio in modo più efficiente. Il progetto prevede la creazione di un unico punto di accesso ai servizi sanitari che, incrociando i database medici dei pazienti e un registro elettronico sanitario, faciliterà un equo accesso alle cure. Il tutto assieme alla costituzione di 1.350 “Community Health Houses”, ossia centri di assistenza e cure primarie distribuiti sul territorio, e all’erogazione di Contratti Istituzionali di Sviluppo tra il ministero della Salute, le Aziende Sanitarie Territoriali (Asl) e le autorità regionali competenti per ridurre i tempi delle procedure di negoziazione, in primis le Conferenze dei Servizi.
Il nodo della fornitura
Il passaggio da una sanità tradizionale a una digitalizzata, o quantomeno aggiornata, richiede volumi di investimento che non si quantificano solo in fondi europei. Ad esempio, l’ammodernamento delle apparecchiature mediche coinvolge molte imprese private attive nella fornitura sanitaria. Il settore, con più di 4.500 aziende e che occupa circa 112.000 addetti, rischia di fare i conti con spese impreviste e bandi pubblici con garanzie non sempre cristalline. Allo stesso modo, la creazione di punti di assistenza territoriali richiederà l’assunzione di nuovi medici e infermieri, tasto dolente per un Paese come il nostro che sconta una carenza di personale qualificato nelle strutture sanitarie tradizionali. Secondo i dati di Anaao Assomed, ad esempio, tra pensionamenti e dimissioni ci saranno 40mila medici specialisti in meno entro il 2024. Aspetti sui quali, ancora una volta, il supporto delle banche potrà essere decisivo.
Il polo di Genova
Caso emblematico degli obiettivi del PNRR in ambito SSN è la costruzione del nuovo ospedale di Genova che vedrà la luce sulla collina degli Erzelli. La struttura sarà il primo centro nazionale di medicina computazionale e tecnologica, dotato di 572 posti letto (430 per acuti e 128 di riabilitazione con impiego di ausili robotici) su una superficie di 103mila metri quadrati. Un progetto da 405 mln €, suddivisi fra Inail, PNRR e fondi ex articolo 20, ossia il programma straordinario di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico previsto a partire dagli anni ’90. L’ospedale degli Erzelli farà della componente scientifica la sua punta di diamante con un centro di ricerca traslazionale, un centro per la validazione e produzione di terapie avanzate, un’officina di sperimentazione prototipi e sviluppo modelli computazionali e tecnologici.
*Rapporto Civico sulla Salute 2022 – Cittadinanzattiva / Osservatorio Sanità Digitale Politecnico di Milano
Contenuti editoriali a cura di Class CNBC
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