Broker online a confronto: banche, SIM e società estere
Scegliere un broker online non è semplice, soprattutto per le differenti caratteristiche delle società e dei servizi proposti. Vediamo quindi com’è articolata l’offerta, per comprendere meglio in quale direzione puntare l’attenzione sulla base delle nostre esigenze.
Il trading online è stato portato in Italia alla fine degli Anni ’90 e le protagoniste della prima fase di sviluppo di questo tipo di servizio per utenti privati sono state soprattutto alcune piccole ma agguerrite SIM fortemente specializzate. Già all’inizio del nuovo millennio, tuttavia, le banche hanno iniziato a offrire servizi sempre più sofisticati e completi, integrandoli progressivamente con l’home banking; successivamente il numero delle SIM specializzate nel trading è drasticamente diminuito.
Nel frattempo, con l’introduzione della normativa europea e la sua ferrea applicazione da parte di Banca d’Italia, i Forex broker italiani hanno chiuso i battenti e il settore è diventato terreno quasi esclusivo di un centinaio di società estere.
La situazione del trading online in Italia
Nel nostro Paese la situazione del trading online è dunque questa: circa 350 banche tradizionali offrono un servizio essenziale di negoziazione titoli via web, 7 banche offrono un servizio di tipo professionale altamente sofisticato (due di esse non offrono però servizi bancari), 6 SIM offrono servizi di differenti livelli (solo una di livello professionale, convenzionata con circa 190 banche di credito cooperativo) e un centinaio di società estere (che non sono né banche né SIM di diritto italiano ma intermediari finanziari autorizzati in un Paese dell’UE) sono specializzate in Forex, opzioni binarie o CFD.
Quattro tipi di servizi per tre tipi di società con cui aprire un conto di trading. Quindi tipi diversi di garanzie, di servizi e di rischi. Vediamoli in dettaglio.
Le garanzie offerte da banche, SIM o società estere
Aprire un conto significa versare dei soldi alla società o alla banca della quale si pensa di utilizzare i servizi. Tuttavia le società possono fallire: cosa succede in questo caso ai soldi versati?
In caso di fallimento i soldi dei clienti sono garantiti da fondi previsti per legge: per le banche la garanzia è fino a 100.000 euro per titolare e per banca (cioè se si hanno più conti su un’unica banca ai fini della garanzia valgono come uno solo), e ciò vale anche per le banche di credito cooperativo (BCC), che hanno un fondo di garanzia proprio, mentre per le SIM e le società estere un terzo fondo garantisce fino a 20.000 euro.
Per le società estere, tuttavia, il Testo Unico della Finanza prevede che queste possano aderire a fondi di garanzia o sistemi di indennizzo “equivalenti”. In alcuni casi alcuni broker esteri hanno stipulato polizze assicurative private con cui coprono i capitali dei clienti per importi anche superiori ai 100.000 euro.
Rischi e autorizzazioni
Nel caso del trading online, SIM e società estere, oltre ad essere autorizzate alla negoziazione titoli per conto terzi, possono anche avere l’autorizzazione per effettuare numerose altre attività per le quali però si fanno carico dei rischi di mercato, che comportano un rischio maggiore per la stabilità finanziaria dell’intermediario stesso. Le autorizzazioni concesse agli intermediari non bancari possono essere verificate sul sito Consob.
Per questo motivo la Banca d’Italia richiede il rispetto di specifici requisiti patrimoniali e di altro tipo per controllo dei rischi, requisiti che verifica periodicamente. Ciò vale anche per le banche, che però sono soggette a requisiti e attività di monitoraggio del rischio molto più stringenti e onerose.
Le società estere autorizzate da Consob a operare in Italia hanno tutte la sede legale in un Paese dell’Unione Europea e, pur soggetti alla stessa normativa di base, sono però controllati dagli enti del Paese in cui hanno sede.
Ciò significa che nei Paesi in cui la vigilanza e il controllo di un corretto comportamento nei confronti degli utenti è efficace e ben organizzato, la possibilità di pubblicità ingannevole e di attività o di comunicazioni non trasparenti è estremamente ridotta; al contrario, in Stati meno organizzati, con meno risorse a disposizione per i controlli o con normative interne significativamente diverse da quelle italiane (per esempio sulla pubblicizzazione di prodotti finanziari complessi) i rischi possono essere più alti.
Servizi, prodotti e strumenti
Nel mercato italiano l’offerta si è evoluta mettendo in evidenza differenze strutturali tra le diverse categorie di broker, pur con qualche eccezione. Possiamo quindi distinguere i servizi in quattro categorie, che si rifanno all’articolazione del mercato citata all’inizio dell’articolo:
- servizi essenziali via web di banche tradizionali;
- servizi professionali di banche specializzate;
- servizi di SIM specializzate e banche convenzionate;
- servizi di società estere.
Per il punto 1, si tratta per lo più di banche medie o piccole, spesso BCC con attività su territori limitati, che offrono tutti i servizi bancari tradizionali, seppur poco sofisticati, accanto a servizi di trading basati su semplici interfacce web, spesso fornite con le stesse caratteristiche a decine di istituti da un unico soggetto.
Al punto 2 troviamo invece il modello che in Italia raccoglie ormai forse più dell’80% dei clienti, degli eseguiti e del capitale transato da trader privati; si tratta infatti di un modello che si è sviluppato a partire dal 2000 grazie a ingenti investimenti e alla creazione di servizi complementari di alta qualità e sofisticazione (marginazione intraday e overnight, amplissima gamma di strumenti e mercati, piattaforme evolute, programmi di formazione continua, profili commissionali articolati e così via).
Anche in questo caso accanto al trading sono presenti tutti i servizi e i prodotti bancari tradizionali, con però la possibilità di gestirli e sottoscriverli online attraverso piattaforme di home banking (anche mobile) evolute, oltre che attraverso reti di promotori, consulenti e filiali fisiche integrati, call center telefonici informativi e dispositivi.
Il punto 3 ha visto i suoi protagonisti – una decina di SIM specializzate sorte a partire dalla fine degli Anni ’90 – ridursi progressivamente a due o tre; una sola in particolare offre un servizio specializzato per scalper e trader molto attivi, con piattaforme e servizi di alto livello. Si tratta quindi di una categoria di broker in grado di offrire servizi d’investimento personalizzati (non solo online) ma non servizi o prodotti bancari o di credito, oltre ad offrire solitamente un numero più limitato di mercati e strumenti finanziari su cui operare rispetto alle banche online.
Infine, al 4 punto, troviamo soprattutto broker specializzati in Forex, CFD od opzioni binarie. Offrono quasi tutti un’unica piattaforma e il medesimo servizio, e si differenziano quasi soltanto per il tipo di commissioni applicate, rendendo disponibili servizi evoluti come marginazione e leva, e in molti casi call center operativi.
Negli USA, nell’Unione Europea e in altri Paesi finanziariamente evoluti le norme su Forex, CFD e opzioni binarie e sulla loro pubblicizzazione si stanno facendo sempre più restrittive, con un trend che sembra destinato a intensificarsi in futuro. Questo tipo di broker non offre evidentemente alcun servizio bancario.
di Andrea Fiorini
L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.
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