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Rischi e mercati: quali indicatori economici tenere d’occhio

Rischi e mercati: quali indicatori economici tenere d’occhio
05/11/2019

Il mercato è il luogo d’incontro della domanda e dell’offerta ed è proprio da questo incontro che nasce il prezzo di un bene, di un servizio ma anche di uno strumento finanziario.

I mercati finanziari sono sistemi complessi e al loro interno transitano miliardi di informazioni provenienti da diverse fonti e i prezzi dei diversi strumenti finanziari subiscono delle modifiche in virtù di queste informazioni. Proprio per questo motivo gli eventi politici, economici o i vari dati macroeconomici vengono letti e commentati attraverso l’andamento dei mercati.

I mercati sono imprevedibili, anche il più esperto trader lo sa. Eppure ci sono alcuni indicatori che possono avvertirci con sufficiente efficacia se il mare degli attivi finanziari si sta un po’ agitando.

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La volatilità nel mercato azionario

Quando si parla di nervosismo dei mercati finanziari si parla inevitabilmente di volatilità. La volatilità è il nome che il mondo della finanza ha dato alla deviazione standard, metrica legata al concetto di dispersione.

La deviazione standard descrive come si comporta una variabile e la sua tendenza ad allontanarsi, e quindi a disperdersi, da un punto di riferimento, la media. Se un titolo azionario ha avuto una volatilità pari al 20%, in un determinato lasso di tempo, significa che le performance di quel titolo hanno oscillato intorno al valore medio (in positivo ma anche in negativo) del 20%.

Analisti e operatori di mercato solitamente utilizzano l’indice VIX per determinare il livello di volatilità presente sul mercato. Il VIX sintetizza la volatilità implicita, in altre parole la volatilità che gli stessi operatori dei mercati finanziari si aspettano nei giorni successivi, ed è la media delle volatilità implicite nelle quotazioni delle opzioni sull’indice S&P500, l’indice americano di riferimento e probabilmente il più importante al mondo. Una salita dell’indice VIX implica che gli operatori si attendono un aumento della volatilità in futuro e, di conseguenza, si presume un aumento del rischio.

Esiste anche il corrispettivo europeo del VIX, il VSTOXX media delle volatilità implicite nelle quotazioni delle opzioni sull’indice Eurostoxx50, indice che comprende le 50 principali aziende europee a elevata capitalizzazione.

Lo spread nel mercato obbligazionario

Lo spread è senza dubbio il metodo più utilizzato per determinare il grado di nervosismo del mercato obbligazionario di un determinato Paese. Si tratta della differenza dei rendimenti obbligazionari di due Paesi.

Per calcolare lo spread, viene preso a riferimento un mercato considerato “risk-free”, solitamente il mercato tedesco. Per esempio, quando si parla di spread BTP-Bund, ci si riferisce alla differenza tra il rendimento del titolo di Stato italiano con scadenza decennale, il BTP appunto, e il titolo di Stato tedesco con uguale scadenza, il Bund. Lo spread BTP-Bund riflette la probabilità di fallimento che i mercati finanziari attribuiscono all’Italia: più alto è lo spread, maggiore è il timore dei mercati che l’Italia non onori il suo debito, non rimborsando le obbligazioni.

L’aumento dello spread può essere legato al rischio del Paese stesso o alla semplice percezione del rischio, proprio per questo motivo è un indicatore da tenere sott’occhio soprattutto durante momenti particolarmente delicati per un Paese, come per esempio le elezioni.

I CDS nel mercato dei derivati

L’acronimo CDS sta per Credit Default Swap: in pratica, è un contratto di assicurazione contro il fallimento di un debitore. In altre parole, è quanto viene pagato dal creditore per essere ripagato qualora si verifichi il default – e quindi il mancato pagamento di quanto dovuto – di un debitore.

Esistono CDS su Paesi, su singoli emittenti aziendali, su specifici settori finanziari (rappresentati da indici finanziari). Proprio come lo spread, i CDS riflettono la probabilità attribuita dagli operatori finanziari al fallimento di un Paese (o altro tipo di emittente): la quotazione dei CDS, e quindi il loro costo, cresce all’aumentare della domanda di assicurazione degli operatori. E questo avviene quando sale il nervosismo dei mercati.

 

di AdviseOnly

 

 

 

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