Trading con gli ETF
11/11/2019
Cos'è un ETF?
Gli ETF o Exchange Traded Fund sono strumenti quotati in borsa che rappresentano quote di fondi comuni d’investimento; in Italia il mercato su cui sono negoziabili è l’ETFplus, gestito da Borsa Italiana. Gli ETF replicano in modo passivo indici o panieri di titoli (benchmark), quindi per il trader la scelta di investire in ETF è legata non solo al singolo profilo di rischio ma anche alla strategia che si intende perseguire.
Un indice è un paniere di strumenti finanziari, come ad esempio le azioni, che rappresenta un determinato mercato o settore.
Un esempio di indice molto famoso è l’S&P500, che comprende le 500 aziende americane a maggior capitalizzazione, per semplificare potremmo dire più o meno le 500 più grandi quotate in borsa. Un altro esempio di indice è il FTSE MIB, che comprende le 40 aziende italiane a maggior capitalizzazione.
Rispetto ai fondi coumuni d’investimento a gestione attiva, non c’è un
gestore che lavora provando a selezionare costantemente i migliori titoli di un determinato mercato, con l’obiettivo di generare performance migliori del mercato stesso, ma semplicemente si limita a replicarlo il più fedelmente possibile.
Il fatto che non ci sia nessun team di gestione che debba effettuare
costantemente analisi, rende gli ETF strumenti più economici dei fondi “cugini” a gestione attiva.
ETF e Trading
Dal punto di vista del trading, la sostanziale differenza degli ETF rispetto ai fondi d’investimento (non quotati ma anch’essi disponibili online) è che questi ultimi non sono adatti a una negoziazione frequente, tanto meno intraday, in quanto vengono valorizzati una volta al giorno (attraverso il NAV, indicatore del valore netto per quota) e non in tempo reale, mentre l’accredito del capitale disinvestito può essere reso disponibile in alcuni giorni. Per il trader di breve o medio periodo, in particolare per il trader intraday, la scelta degli ETF rispetto ai fondi è dunque una scelta obbligata.
Gli ETF sono fondi d’investimento che vengono negoziati in borsa, come le normali azioni od obbligazioni. La loro peculiarità risiede nell’obiettivo, che è quello di replicare accuratamente il rendimento di un determinato indice. Ma cosa s’intende per indice?
Un indice è un paniere di strumenti finanziari, come ad esempio le azioni, che rappresenta un determinato mercato o settore.
Un esempio di indice molto famoso è l’S&P500, che comprende le 500 aziende americane a maggior capitalizzazione, per semplificare potremmo dire più o meno le 500 più grandi quotate in borsa. Un altro esempio di indice è il FTSE MIB, che comprende le 40 aziende italiane a maggior capitalizzazione.
Rispetto ai fondi coumuni d’investimento a gestione attiva, non c’è un
gestore che lavora provando a selezionare costantemente i migliori titoli di un determinato mercato, con l’obiettivo di generare performance migliori del mercato stesso, ma semplicemente si limita a replicarlo il più fedelmente possibile.
Il fatto che non ci sia nessun team di gestione che debba effettuare
costantemente analisi, rende gli ETF strumenti più economici dei fondi “cugini” a gestione attiva.
Pacchetti e asset allocation
Fondi ed ETF possono tuttavia essere utilizzati contemporaneamente per diversificare il rischio, impiegando una parte del capitale nel trading e la parte più cospicua in conti correnti o conti di deposito, e in investimenti di medio e lungo periodo in pronti contro termine, titoli di Stato, fondi e altro.
Dal punto di vista delle strategie operative, il vero vantaggio degli ETF si rivela soprattutto per il fatto di riunire in “pacchetti” di facile gestione mercati finanziari o strumenti spesso di difficile reperibilità (pensiamo ai principali mercati asiatici, ai mercati minori, a determinate commodity) o di gestione complessa (per via di fusi orari, regole differenti, informazioni in lingue diverse, etc.).
Con gli ETF si investe in maniera semplice ed efficiente su un amplissimo numero di sottostanti, sostanzialmente con le stesse modalità e alle stesse condizioni delle azioni. Con gli ETF si prende però sempre una posizione ben definita sul mercato in termini di direzionalità e di strategia (tipo di benchmark) e chi li sceglie deve avere le idee ben chiare non solo sugli obiettivi da raggiungere ma anche sul motivo della scelta di un benchmark rispetto ad un altro. Sono quindi strumenti consigliabili per un’attenta asset allocation, ovvero una diversificazione attuata con una precisa combinazione di strumenti.
Rapidità ed efficienza degli ETF
Trattandosi di strumenti mediamente liquidi, gli ETF possono essere utilizzati dal trader in sostituzione o in affiancamento ad altri strumenti (azioni, obbligazioni, derivati), per esempio investendo in un indice e contemporaneamente in specifici titoli o settori/sotto-settori di quell’indice, oppure puntando su più settori e modificandone il peso a seconda dell’andamento del mercato, oppure ancora come parcheggio della liquidità che però consente comunque di continuare a perseguire un obiettivo d’investimento dovuto al tipo di benchmark scelto.
Considerare le alternative agli ETF
Dal punto di vista della strategia operativa, infine, gli ETF possono essere confrontati con altri strumenti che in molti casi replicano l’andamento dei medesimi benchmark. Le principali alternative possibili a questo proposito sono i derivati (future e opzioni) e l’investimento diretto nei sottostanti, ove possibile. Non vi è, a questo proposito, una scelta migliore o peggiore di un’altra, perché come sempre ciò dipende dalle proprie competenze, dal profilo di rischio e dagli obiettivi che si perseguono.
In linea generale, il trader neofita potrebbe iniziare dagli ETF, anche sostenendo eventualmente costi leggermente maggiori o rendimenti minori per la loro negoziazione, e solo dopo un attento studio delle caratteristiche dei singoli derivati esporsi ad essi. Nello studio vanno considerati i meccanismi di formazione del prezzo e di negoziazione, le commissioni applicate dai broker, la liquidità dei mercati e dei singoli strumenti. Elemento da non trascurare, infine, è l’analisi della fiscalità a cui sono assoggettati i diversi strumenti finanziari, con particolare riferimento alle imposte sui “redditi da capitale” (plusvalenze) e sui “redditi diversi” (minusvalenze), alla non compensabilità tra queste due voci e all’imposta sulle transazioni finanziarie (Tobin tax).
di Andrea Fiorini
L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.
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